La decrescita delle banche

Associazione cittadina di volontariato per promuovere la raccolta porta a porta (PaP)
a Cesena ed incentivare politiche di salvaguardia e tutela razionale dell'ambiente.
Egregio Sig. Macori,
Mi sento in dovere di rispondere alla sua cortese replica apparsa sul Corriere in merito alla proposta di istituire un referendum propositivo a Cesena in materia di raccolta differenziata. A mio parere si tratta di un grave errore metodologico. Sono personalmente contrario affinchè certi temi delicati siano trattati alla stregua di decisioni prese a furor di opinione pubblica, ci sono infatti aspetti che non dovrebbero essere affrontati in maniera ideologica, come lei giustamente sostiene.
Perchè non è stato ad esempio indetto un referendum quando si è deciso nel 2002 di istituire Hera e dare in consegna ad essa la gestione privatistica di tutti i servizi e le forniture pubbliche essenziali ? Come avrebbe potuto esprimere, un eventuale testo di referendum propositivo, l'idea poi avveratasi che il privato avrebbe favorito si l'efficienza del servizio e le casse dei comuni, ma non altrettanto gli esborsi in tariffa dei cittadini ? Certe scelte politiche devono essere trasparenti, ma alla fine compito di una amministrazione accorta è a mio avviso sempre quello di perseguire con fiducia e tenacia certe strategie e fare delle scelte, purchè indirizzate al benessere della collettività.
Dobbiamo forse indire un referendum ogni qual volta si tratta di decidere l'apertura di un nuovo parcheggio ? Se lo si facesse sarebbe come affermare che è l'amministrazione stessa a non volere una tale scelta, anzi a boicottarla. Ovunque sul territorio si è verificata una rilevante rivoluzione di tipo gestionale, come ad esempio la sperimentazione del Porta a Porta a Forlimpopoli nata nel 2007, l'impulso non è mai partito da un referendum popolare, ma da un seria presa di consapevolezza della pubblica amministrazione.
Rilancio pertanto la sua sfida, invitandola a parteggiare politicamente per l'estensione in prova del servizio domiciliare su un quartiere di Cesena come l'Oltresavio, così come accadrà a breve ad esempio per Bertinoro, ed indire poi a distanza di un anno esatto un referendum confermativo di gradimento. Così è successo a Forlimpopoli, ove recentemente la popolazione, previa consultazione popolare, ha apprezzato il nuovo sistema con percentuali bulgare vicine al 90%, inimmaginabili solo pochi mesi prima.
Un recente studio commissionato da ATO a consulenti esterni come il prof. Alfonso Andretta, ha stimato nell'introduzione di un percorso domiciliare a Cesena un possibile aggravio dei costi inferiore al 10%, comprese le indispensabili spese di avviamento e informazione dei cittadini, il che si tradurrebbe a regime in un incremento delle tariffe paragonabile se non inferiore a quelle che Hera, comunque, già applica maggiorate ogni anno ai suoi utenti. In cambio, la prospettiva di un servizio più comodo, maggiore tutela ambientale e possibilità tecnica di commisurare la tariffa futura a quanto realmente si produce come rifiuto (tariffa puntuale).
In merito al fatto che i materiali recuperati hanno scarso mercato, questo è vero ora in quanto stiamo attraversando una fase di crisi economica, tuttavia il valore di recupero dei materiali è comunque irrisorio rispetto ad altre voci che compaiono nel costo complessivo, la cui parte preponderante (oltre il 50%) è dovuta alle spese di smaltimento, le quali più che dimezzano utilizzando un sistema domiciliare spinto. L'incremento modesto di costo é in buona parte a vantaggio dell'aumento di occupazione che il regime domiciliare comporta.
Tengo a precisare che l'associazione MIZ non intende partecipare alla prossima consultazione elettorale, che non è in alcun modo affiliata a Beppe Grillo come lei ha erroneamente indicato, e che rivendica il diritto di fare Politica con l'auspicio di avviare una seria discussione, sia con voi che con altre forze politiche incluso il PD, che su questi temi importanti preferisce al momento tacere.
Cordiali Saluti,
Paolo Marani
MIZ - Cesena
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Etichette: Italo Macori, raccolta differenziata porta a porta, rassegna stampa, referendum
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Etichette: Ambiente, economia, inceneritori, raccolta differenziata, salute
L'assessore all'Ambiente ha aperto un tavolo regionale (che brutta espressione!) con gli enti che si occupano di riciclaggio per cercare rimedi alla "generale difficoltà del sistema legata alla crisi dei consumi e al crollo dei costi delle materie prime". Dato che non si tratta solo di una questione locale, l'assessore vuole che la questione sia portata all'attenzione di un "tavolo nazionale".
Ora in Toscana non ci sono problemi per riciclare il vetro e l'alluminio. Però il prezzo della plastica di recupero è crollato del 70%: e se incassi solo quattro soldi dalla vendita, come fai a pagare le operazioni di raccolta e trasporto? La carta di recupero toscana veniva esportata, ma all'estero nessuno più la vuole. Al momento è "destinata a cartiere italiane". Notate: destinata a cartiere italiane. Non si dice "venduta". Messo ancora peggio, sempre in Toscana, il recupero del legno: è "in netta difficoltà".
Allora, dicevo, cosa bisogna fare? Buttare tutto in discarica o nell'inceneritore? No. Secondo me il problema dei rifiuti si risolve semplicemente non producendo rifiuti.
Quando acquistiamo un flacone di detersivo, paghiamo sia il contenuto (l'unica cosa che serve) sia il contenitore. E poi paghiamo di nuovo la bolletta dei rifiuti perché qualcuno ci porti via da casa quello stesso contenitore.
Ci avete mai pensato? E' un'autentica follia. Per fortuna che ci sono il vuoto a rendere e i prodotti alla spina.
Temo però che i prodotti alla spina non piacciano ai piani alti dei palazzi di governo. Lì, mi pare, si persegue il concetto che tutto fa Pil, e che le imprese possono guadagnare due volte producendo i contenitori inutili: prima vendendoli ai consumatori con qualcosa dentro, e poi facendosi pagare dai consumatori per portarli via quando sono vuoti. Ma questo è un altro paio di maniche.
Contenitori, confezioni e imballaggi assortiti probabilmente non sono del tutto eliminabili. In larga parte sì, però: e cominciamo ad arrivare fin lì. Ne trarranno beneficio sia l'ambiente sia le nostre tasche. I pochi rifiuti che non si può fare a meno di produrre, quelli sì che, secondo me, devono andare alla raccolta differenziata e al riciclaggio.
Non importa se dal punto di vista economico è più conveniente seppellirli da qualche parte o addirittura bruciarli (e in questo caso la convenienza, per chi gestisce gli inceneritori, sta nei famosi Cip6): tutto ciò che, non più utilizzato, viene avviato ad una nuova vita non impoverisce le risorse del pianeta.
Se ricicli carta e cartone, non tagli alberi. Se riusi le lattine, non estrai altro metallo dalle miniere, che non ne possono certo fornire una quantità infinita. L'ho già detto: la questione secondo me va posta così.
Fonte: Blogeko
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Paolo Marani
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Etichette: economia, Gestione rifiuti, raccolta differenziata
La sentenza emessa il 22 dicembre a proposito della causa C‑283/07 e resa nota qualche giorno fa, chiarisce appunto che l’Italia non deve adeguare i rifiuti e il ferro a materie prime e che nel caso dei primi questi non sono da bruciare nei termovalorizzarori come fossero metano o carbone.
Insomma i rifiuti sono e restano tali e non vale “trasformarli” per legge in qualcosa che non sono, solo per destinarli ad un termovalorizzatore e la Corte ribadisce che:
Ebbene, il CDR‑Q, anche se corrisponde alle norme tecniche UNI 9903‑1, non possiede le stesse proprietà e caratteristiche dei combustibili primari. Come ammette la stessa Repubblica italiana, esso può sostituire solo in parte il carbone e il coke di petrolio. Peraltro, le misure di controllo e di precauzione relative al trasporto e alla ricezione del CDR‑Q negli impianti di combustione, nonché le modalità della sua combustione previste dal decreto ministeriale 2 maggio 2006, dimostrano che il CDR‑Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente, che costituiscono una delle caratteristiche dei residui di consumo e non dei combustibili fossili.
E dunque il termovalorizzatore di Acerra che sarà inaugurato il prossimo 23 gennaio (o il 26, dipende dalle disponibilità del Premier Berlusconi) non servirà a produrre energia ma a bruciare rifiuti, ed è e resta, solo un pericolosissimo inceneritore e le ecoballe che ci andranno a finire dentro sono solo un ammasso di rifiuti (e come tali andrebbero trattati) e non carburante.
Fonte: ecoblog
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Etichette: Barack Obama, crisi petrolifera, energia, sostenibilità
Metteremo le briglie al sole e ai venti e alla terra per rifornire le nostre vetture e alimentare le nostre fabbriche. E trasformeremo le nostre scuole e i college e le università per soddisfare le esigenze di una nuova era. Respingeremo lo spettro di un mondo che si surriscalda.
Al mondo islamico diciamo di voler cercare una nuova via di progresso, basato sull’interesse comune e sul reciproco rispetto. A quei dirigenti nel mondo che cercano di seminare la discordia, o di scaricare sull’Occidente la colpa dei mali delle loro società, diciamo: sappiate che il vostro popolo vi giudicherà in base a ciò che siete in grado di costruire, non di distruggere.
Per noi hanno messo in valigia le poche cose che possedevano e hanno traversato gli oceani alla ricerca di una nuova vita. Per noi hanno faticato nelle fabbriche e hanno colonizzato il West; hanno tollerato il morso della frusta e arato il duro terreno.
Né la domanda è se il mercato sia una forza per il bene o per il male. Il suo potere di generare ricchezza e aumentare la libertà non conosce paragoni, ma questa crisi ci ha ricordato che senza occhi vigili, il mercato può andare fuori controllo, e che un paese non può prosperare a lungo se favorisce solo i ricchi.
Karasjok, nella Norvegia settentrionale, è uno dei luoghi più freddi d' Europa, nel 1886 ha registrato 51 gradi sottozero. Nei giorni scorsi vi faceva più caldo che a Piacenza, con "soltanto" meno nove gradi, nel buio della notte polare. Lassù il dicembre 2008 si è chiuso con sette gradi oltre la media. Quindi, mentre nell'Italia innevata il riscaldamento globale non va più di moda, in Scandinavia si potrebbero fare titoli cubitali sulla sua avanzata.
L' aggettivo "globale" serve proprio per evitare questo continuo rumore di fondo focalizzando l' analisi su un dato significativo per l' intero pianeta. Michel Jarraud, segretario generale dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale ha dichiarato che «nonostante l' attuale freddo sull'Europa centro-meridionale, la tendenza generale rimane senza dubbio verso il riscaldamento». Ed è la stessa agenzia internazionale, che dal 1951 coordina le osservazioni meteorologiche di tutto il mondo, a ribadire che il 2008 è stato il decimo anno più caldo dal 1850 (il settimo in Italia dal 1800, dati Cnr-Isac) e ha visto una stagione degli uragani atlantici tra le più attive, con 16 eventi.
E i ghiacci artici in aumento? Frutto di un frettoloso giornalismo in cerca di scandali, basato su dati non correttamente interpretati a causa di differenti satelliti utilizzati dal 1979 a oggi per misurare la banchisa artica. (AspoItalia ha fatto chiarezza qui: www.aspoitalia.it). Ma è assurdo trasformare il problema del cambiamento climatico antropogenico in uno scontro da tifoseria calcistica: oggi fa freddo uno a zero per i negazionisti, domani fa caldo e segnano i serristi. Così come è assurda la divisione, aggressiva e improduttiva, tra elenchi di scienziati pro e contro: la scienza non si fa a maggioranza, ma verificando le ipotesi con fatti ed esperimenti.
L'Ipcc, tanto vituperato quanto poco conosciuto, non è certo depositario di verità assolute, ma ha posto in essere dal 1988, anno della sua fondazione, un serrato processo di validazione dei dati che è quanto di meglio oggi si sia riusciti a mettere in atto con la cooperazione di tutti i governi. Il riscaldamento degli ultimi decenni è inequivocabile e l'aumento dei gas serra è il processo fisico che ha maggiori probabilità di spiegarlo, come aveva già intuito nel 1896 il chimico svedese Svante Arrhenius.
Sulla previsione del futuro le incertezze sono molte di più, lo diceva già il Nobel per la fisica Niels Bohr, ma da quando nel 1967 Syukuro Manabe e Richard Wetherald del Geophysical Fluid Dynamics Laboratory di Princeton elaborarono la prima previsione numerica computerizzata del riscaldamento atmosferico causato dall'aumento dei gas serra, qualcosa si è imparato e il legame più CO2 uguale più caldo non è mai stato smentito. Semmai è la complessità delle interazioni nell'intero sistema terrestre - atmosfera, oceani, ghiacci, suoli, foreste, alghe, batteri, uomo - a rendere per ora limitata la comprensione del problema.
Il fatto che poi le risposte all'aumento della concentrazione di gas serra siano lente rispetto alla durata della vita umana e si esplicitino in molteplici modalità, ci priva di quella desiderabile verifica causa-effetto che in altri settori della scienza è talora più netta, ma meno diffusa di quanto si immagini. Se prendiamo la medicina, vediamo che sono ancora molte le patologie mal conosciute. Non per questo si rinuncia alla cura. E considerando il fumo, pur nella concorde affermazione della sua tossicità, nessuno è disposto a credere che quelle cupe minacce stampate sul pacchetto di sigarette si verificheranno proprio su di sé molti anni più tardi. Se le sigarette uccidessero all'istante, il nesso causa-effetto sarebbe chiarissimo e nessuno fumerebbe.
La posta in gioco sul riscaldamento globale è dunque così alta che la sua prevenzione, in sintesi la riduzione dell' uso di combustibili fossili a vantaggio di energie rinnovabili e sobrietà, presenta comunque vantaggi collaterali, come nel caso del fumo, clima o non clima. Consumare meno e meglio, ridurre inquinamento e rifiuti, chiudere i cicli produttivi in un pianeta limitato, è un progetto per la salvaguardia a lungo termine del nostro benessere. Personalmente detesto il caldo e adoro neve e freddo, non sono dunque un teologo del riscaldamento globale, preferirei senz'altro l'avvento di un' era glaciale. Ma le evidenze che qualcosa non funziona nel termostato terrestre sono tanto più numerose di quelle che minimizzano il problema, da non poterle trascurare.
Luca Mercalli - Repubblica 13/1/09
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Paolo Marani
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Etichette: comuni, economia, hera, società partecipate
Relatori della serata saranno il Prof. Gianni Tamino (Docente di Diritto Ambientale Università di Padova) e la dr.ssa Raffaella Pirini (Presidente Ass. Clan-Destino). Per gli interessati alle 19:30 verrà organizzata una cena vegan, su prenotazione. Per tutte le informazioni cliccate sull’immagine della locandina.
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Paolo Marani
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Etichette: Ambiente, conferenza pubblica, salute
Nel Gennaio del 2006, contro ogni previsione, il partito politico di Hamas vince le elezioni nei territori palestinesi avendo la meglio sul partito moderato capeggiato da Abu Mazen e sostenuto da Stati Uniti e Israele. Le prime e libere elezioni del mondo arabo, hanno dato il 44% dei voti ad Hamas sulla base di un programma di lotta alla corruzione e di miglioramento dei servizi pubblici nella striscia di Gaza. Ed è proprio da qui che nascono problemi, perché fino al 2007 sia gli Stati Uniti che Israele, invece di riconoscere il governo palestinese di Hamas, democraticamente eletto, hanno tentato da subito di rovesciarlo, progettando e fomentando una guerra civile palestinese e armando le milizie di Fatah al fine di imporre un nuovo governo non eletto. Questi scontri durano per oltre un anno provocando la morte di centinaia di persone in entrambe le fazioni.
Nel Marzo del 2007, Hamas accetta di formare un governo di unità nazionale con Fatah. Ma nonostante questa grande azione diplomatica gli scontri tra le due fazioni non cessano fino a sfociare nel mese di Giugno 2007 nella battaglia di Gaza. A questo punto Abu Mazen, presidente del partito moderato palestinese sostenuto da Stati Uniti ed Israele, dissolve il governo di unità nazionale e Hamas conquista militarmente il controllo della striscia di Gaza instaurando un governo presieduto sempre da Ismael Haniyeh (colui che aveva vinto le elezioni), Abu Mazen lo accusa di un colpo di stato mentre Haniyeh si difende rivendicando la propria legittimità a governare in virtù della vittoria elettorale del 2006.
Nel settembre del 2007, Israele dichiara la striscia di Gaza “territorio ostile” sottoponendola ad un rigido embargo, tagliando i rifornimenti di carburante e generi alimentari. Questo blocco che fu criticato dalle associazioni internazionali per i diritti umani, nel giro di pochi giorni compromette la giù malmessa economia della striscia.
Nel Marzo del 2008, Israele mette in piedi un’offensiva aerea e terrestre sulla striscia di Gaza chiamandola “operazione inverno caldo” provocando la morte di 112 palestinesi di cui la metà civili.
Nel Giugno del 2008, Hamas e Israele concordano una tregua di sei mesi attraverso un patto bilaterale: Israele doveva rimuovere il blocco economico alla striscia di Gaza e Hamas poneva fine al lancio dei missili. La pioggia quotidiana di razzi si interrompe, ma Israele non riapre i valichi e continua a compiere omicidi mirati contro esponenti di Hamas.
Nel Novembre 2008, approfittando della distrazione mediatica sulle elezioni presidenziali americane, Israele rompe la tregua attraverso un’incursione militare nella striscia di Gaza uccidendo diversi miliziani di Hamas. Il 5 Novembre 2008 così riprende il lancio dei razzi sul sud di Israele.
Il 27 dicembre 2008, Israele scatena l’operazione “piombo fuso” uccidendo in poco più di dieci giorni quasi 700 palestinesi, per metà civili. Il resto è storia ancora da scrivere.
Voglio ricordare una giovane pacifista americana di nome Rachel Corrie uccisa barbaramente il 16 Marzo del 2003 da una ruspa israeliana che stava buttando giù le case sulla striscia di Gaza. Rachel manifestava pacificamente tentando di impedire che l’abitazione di un medico palestinese venisse abbattuta. Senza il benché minimo pudore umanitario è stata investita da una ruspa israeliana. Il suo ricordo e soprattutto il suo sacrificio dovrebbero farci riflettere.
Notate come sono chiamate queste offensive: "Inverno Caldo", "Piombo Fuso" ... in piena tradizione con le americane "Tempesta del deserto", "ripristino della speranza", "scudo frontale", "angelo dei mari" .... ma quando la smetteremo con tutta questa propaganda di dare nomi idioti ai conflitti e comincieremo a chiamarla semplicemente e schifosamente GUERRA ?